I padroni della crisi by Biagio Simonetta

I padroni della crisi by Biagio Simonetta

autore:Biagio Simonetta [Simonetta, Biagio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biographies & Memoirs, True Accounts, Organized Crime, True Crime, Foreign Languages, Italian
ISBN: 9788865762813
Amazon: B00B3R3IV2
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2013-02-01T23:00:00+00:00


I Robin Hood del nostro tempo

Anche in Messico la valuta europea è entrata prepotentemente nelle logiche dei narcos. E proprio a proposito della criminalità messicana, il settimanale finanziario Forbes ha ricostruito una vicenda che la dice lunga sull’aggressività finanziaria dei cartelli della coca in questo periodo di crisi economica.

In Messico i narcos non hanno solo infiltrato le banche, ma si stanno sostituendo a queste. In risposta all’innalzamento dei tassi dei mutui, i trafficanti di droga hanno deciso di creare un sistema di credito parallelo per imprenditori e cittadini. Attenzione, non usura, ma credito vero e proprio: in questo caso è il dominio sociale che le organizzazioni criminali cercano, non solo quello economico.

Lo spiega bene Joel Kurtzman, analista del Milken Institute: «Quello che non tutti hanno capito è quanto il commercio di droga sia profondamente inserito sia nel sistema economico che nella società civile. Così i trafficanti locali sono considerati dei Robin Hood».24 È questa la percezione che i clan cercano di infondere nella società in un periodo di grande incertezza come quello attuale: Robin Hood. Acquistare il consenso delle persone è maledettamente facile, negli anni di crisi. Lo fanno persino i narcos messicani – che intanto continuano a terrorizzare e a spargere sangue con una ferocia inaudita. Lo fanno tutte le mafie del mondo. Il boss ti permette di comprare casa, anche se la banca non ti dà il mutuo. Il boss ti consente di lavorare per lui e portare a casa uno stipendio, in un momento in cui trovi solo porte in faccia. Succede in Messico, e succede anche a Scampia.

Di come vanno le cose a Scampia ho preso atto mangiando una pizza a Napoli insieme ad Antonio, un vecchio compagno di scuola che oggi, lì, fa il poliziotto. Ha una tremenda voglia di tornarsene in Calabria, e di sposare Gina, il suo grande amore fin dalle scuole medie. Ma ancora per qualche anno deve rimanere a Napoli, «perché nel mio lavoro è così, ci vuole un po’ prima di avvicinarti a casa». Così, appena ha due giorni liberi si precipita in stazione e prende il primo treno per Cosenza.

È stato lui a raccontarmi di come negli ultimi mesi il numero di incensurati che finiscono in manette sia aumentato vertiginosamente. Persone da sempre estranee alle logiche criminali che oggi, per colpa della crisi, si sono ridotte a spacciare per i clan della camorra.

«A volte capita di arrestare padri di famiglia, uomini sprovveduti che hanno deciso di mettersi a fare i pusher semplicemente perché erano rimasti senza lavoro, senza un soldo, senza cibo. Ma che possiamo farci?» È amaro, il commento di Antonio. Ha quel retrogusto beffardo di chi si sente impotente, davanti a un mostro così enorme.

«L’altra mattina ne abbiamo preso uno. Mi ha fatto una pena…»

«Sì, va be’» rispondo «alla fine è comunque uno spacciatore. Uno che vende droga.»

Mi fissa, sta zitto e accende una sigaretta. Poi aggiunge: «Lo so, lo so. Ma credimi. Certe situazioni, se non le vivi, non puoi capirle. Questo qua ha più di cinquant’anni e sei figli a carico.



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